La filmografia ceca

Discussion in 'Cultura' started by martina72, Sep 14, 2009.

  1. martina72

    martina72 Well-Known Member

    Non conoscevo questo film e neanche il regista, mentre conosco bene i problemi del periodo post-comunista. Le fabbriche chiudevano una dopo l'altra e tutte le sicurezze esistenziali di moltissima gente andavano in fumo. La vita di moltissime persone è stata sconvolta e molti non hanno retto...purtroppo mi ha toccato molto da vicino. :(
     
  2. pierre

    pierre Well-Known Member

    Sulik e' slovacco, forse non l' ho detto, e il film è abbastanza triste ma estremamente realistico e calligrafico nel descrivere certi momenti post caduta muro di berlino, ha voluto far capire che non è oro tutto quello che luccica e che la gente a volte farebbe meglio a non dimenticare. Chiaramente non è un apologia del comunismo ma soltanto un invito a non dimenticare tutto per qualche McDonalds in più.
     
  3. pierre

    pierre Well-Known Member

    Il cinema in Rep Ceca probabilmente attira percentualmente più gente che in Italia. Ci sono parecchie manifestazioni interessanti alle quali si può partecipare e allo stesso tempo vedere zone molto interessanti della Cekia.

    Il Festival Internazionale del Cinema Animato (Teplice, 18-23 maggio/2010)
    http://test.anifest.cz/
    sarà preceduto da una due giorni su Karel Zeman.

    50mo Festival internazionale del cinema per bambini e ragazzi - (Zlin,
    30 maggio - 6 giugno, 2010)
    www.zlinfest.cz

    Il 45mo Festival internazionale del Cinema (Karlovy Vary, 2-10 luglio 2010) e' la Cannes del Centro Europa a livello filmico.
    http://www.kviff.com/en/

    14mo Festival Internazionale del Film Documentario (Jihlava, 26-31, ottobre, 2010)
    http://www.dokument-festival.cz/portal_index.php?
    Ci sarà la proiezione di molti filmati restaurati di Jan Spata che e' considerato il miglior documentarista ceko.

    I prezzi dei biglietti sono veramente popolari, 65 kc per i film del Karlovy Vary festival ed anche meno per gli altri. Ci sono anche altri eventi ma elencarli tutti è impossibile; questi sono a portata di epoca e con un pò di preveggenza vacanzifera si può visionare qualcosa.
     
  4. Ulisse

    Ulisse Well-Known Member

    Aggiungo anche io qualcosina nel calderone filmografico parlando del film Slunce, seno, erotika.
    Il film Slunce, seno, erotika (1991) è l'ultimo di una trilogia iniziata con Slunce, seno, jahody (1983) e proseguita poi con Slunce, seno a par facek (1988). La tripletta di film ha lo stesso regista (Zdeněk Troška) ed appartiene al genere della commedia.
    Il filone conduttore dei tre film è lo svolgersi della vita e delle attività quotidiane attorno alla azienda agricola di stato (JZD) di un tranquillo paesino della Boemia meridionale, Hoštice.
    Tranquillo per modo di dire, perchè i suoi abitanti, dal parroco, alla perpetua, alle pettegole (presenti in ogni piccolo agglomerato urbano), al presidente della JZD con tutto il suo staff, ai giovani innamorati, ne combinano di tutti i colori. I tre film sono veramente uno spasso ed anche se lo scoglio della lingua ceca è arduo si riescono a seguire abbastanza bene e strappano sempre numerose risate. Merito soprattutto dei vari personaggi interpretati da attori molto simpatici e caratteristici. Attori che, sebbene all'inizio siano perfetti sconosciuti per noi cinedipendenti occidentali, diventano alla fine personaggi molto familiari. Già al secondo film si riescono quasi a prevedere le loro battute ed i loro buffi comportamenti. Merito anche del regista che è riuscito a mantenere inalterate le peculiarità interpretative di ogni singolo attore ed a mantenere un filone narrativo unico. A differenza di molti film occidentali in cui la storia va pian piano disgregandosi man mano che aumentano i vari “seguiti”.

    Ma torniamo a Slunce, seno, erotika. Il titolo del film tradotto letteralmente è: Sole, fieno, erotismo.
    Il nucleo centrale della storia è molto semplice. Una delegazione di abitanti di Hoštice, con a capo il presidente della JZD, lascia il paesino ceco per recarsi in Italia. Lo scopo è quello di instaurare rapporti di collaborazione con il presidente di una cooperativa agricola italiana. Quest'ultimo poi, si recherà in Boemia con i suoi collaboratori per visitare l'azienda di Hoštice.

    Questo dunque il filone narrativo principale, che potrebbe a prima vista sembrare banale. Ma le cose si complicano e si fanno interessanti da subito perchè Evík e Miluna, per eliminare le loro rivali in amore, non esitano a fare le carine con due baldi giovanotti italiani (Bernardo e Vincenzo) per avere il loro aiuto. Ma per un penoso equivoco il loro piano non va in porto e ne succedono delle belle (Molto spassoso è il fatto che anche per interpretare il ruolo dei personaggi italiani il regista ha usato attori cechi. Nelle poche frasi in italiano che dicono il doppiaggio è veramente di basso livello, ma strappa un sorriso per chi è abituato a masticare un po' di ceco).
    La situazione peggiora quando il gruppetto di cechi torna in patria e si accorge che lo stato in cui si trova la loro azienda è veramente penoso e non è certo ai livelli di quella italiana. Tutto il paese allora si mobilita per fare lavori di ristrutturazione in vista della visita italiana. Qualcuno poi, per dare un tocco di modernità da mostrare agli italiani, ha la bella idea di creare un campo nudisti sulle rive del fiume che scorre in paese. Gustosissima è la sfilata che una manciata di ragazze del paese fanno per mostrare i vari tipi di “abbigliamento” adatto ad una spiaggia nudista. Ma la delegazione italiana arriva mentre ancora fervono tutti i preparativi e trova tutto in subbuglio. Alla fine i due presidenti, vedendo che ancora la situazione tra le due aziende non è equiparabile decidono di trasformare l'azienda ceca in una specie di museo all'aperto.
    Molto interessante è la scena finale in cui si vede Miluna che, dopo essere riuscita a fidanzarsi con Vincenzo, si presenta ben vestita ed a bordo di un macchinone a casa della sua rivale Blažena per consegnare l'invito al matrimonio. Rivale che in quel momento è impegnata ad accudire i suoi pargoli in un polveroso cortile dove suo marito ed i suoi genitori stanno lavorando sodo per ristrutturare la loro casa.
    E qua viene messa in evidenza la differenziazione tra il capitalismo italiano (Bernardo e Vincenzo in tutto il film fanno i gradassi scorazzando con belle macchine e spassandosela nei locali), la voglia di alcuni cechi di fare subito successo (ne è un esempio Miluna che si butta tra le braccia di Vincenzo per fare la “signora”) e lo spirito di sacrificio di quelli che restano nel paese (Blažena e la famiglia) per creare una nuova nazione degna di poter entrare in Europa.

    Per concludere aggiungo che un motivo di allegria in tutto il film è la bravura del regista di giocare con le diverse abitudini dei due popoli (ceco ed italiano) e con i loro piccoli difettucci. Molto spassosa e la scena in cui i cechi a tavola si vedono presentare vassoi ricolmi di crostacei e balzano sulla sedia inorriditi. O quando, in procinto di andare a dormire, non riescono a capire come cacchio funzioni un letto italiano. Tanto per citare un paio di cose.
    Gli italiani invece vengono rappresentati come i soliti rubacuori, amanti sfegatati delle auto e mafiosi, pronti a gettarsi in loschi affari anche solo per conquistare una donna.
    Piccola nota...il paesino italiano in cui hanno effettuato le riprese è Arpino e si trova in Ciociaria, ad una quarantina di km dal mio paese. Bello sapere di aver avuto questi simpatici attori così vicino :)

    Concludo con le immagini degli attori principali. Metterli tutti sarebbe problematico. Sono tantissimi e tutti simpatici.

    Blažena e sua mamma, la signora škopková

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    Evík e Miluna

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    Il parroco Otík e la perpetua Cecilka

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    I due simpatici "ragazzi italiani", Vincenzo e Bernardo

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    I più avvezzi ai film cechi riconosceranno in Vincenzo il bravissimo attore Oldřich Kaiser (in Obsluhoval jsem anglického krále recita la parte del protagonista da anziano).
     
  5. pierre

    pierre Well-Known Member

    :lol: bene, molto bene, sono veramente contento che una terza voce si è aggiunta al trito duetto che ultimamente si stava sgolando sul forum: sezione filmica.
    Lo so, la materia non è delle più frequentate ma parlandone forse si riesce ad incuriosire qualche temerario e da curiosità magari nasce interesse e quindi partecipazione.
    Della trilogia che parla Ulisse, io conosco solo (per ora) "Slunce, Seno, Jahody" (Seno: non è quello che potete pensare), l' aspetto interessante della commedia filmica ceka è l' utilizzo di una coralità di ottimi attori, caratteristi spesso ma estremamente adeguati per piccole parti, dove la creazione e la gestione dei piccoli avvenimenti comici contribuisce a creare l' atmosfera generale del film.
    Questo e' diverso dalla gestione della tipica commedia all' italiana, dove spesso, ma non sempre, c'e' un unico mattatore che da solo regge il film nella sua totalità. Quindi abbiamo una coralità contro un individualità.
    Le critiche sociali che si ritrovano nelle commedie sono senza dubbio reali e sentite ma d' altra parte sono anche parte integranti di qualsiasi tipo di commedia da qualsiasi latitudine essa provenga, queste critiche ci sono, vanno recepite e lette ma, a parer mio, non debbono essere considerate così importanti. Insomma le vedo poco adatte a lanciare messaggi ma solo pretesti per far riconoscere la gente nelle situazioni e quindi renderle piu' pronte ad apprezzare gli aspetti comici delle situazioni.
    La commedia è un genere molto apprezzato in Repubblica Ceca ed è sinonimo del grande livello di ironia e interesse per l' umorismo che questo popolo possiede.
    Se ne conosci altre sarei ben felice di leggere le tue impressioni nei tuoi prossimi post.
     
  6. martina72

    martina72 Well-Known Member

    Benissimo ragazzi! :D Questi film sono puro umorismo :p
    Sono contenta che piacciano anche a voi italiani :wink:

    Posterò ancora qualche immagine interessante

    Il mare italiano (Ulisse sicuramente riconoscerà la località :wink: )
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    I due "italiani"
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    La direzione del JZD
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    La famigliola protagonista nella scena finale, quando la madre profetizza un grande futuro.
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  7. martina72

    martina72 Well-Known Member

    Ulisse, hai ricordato "Obsluhoval jsem anglickeho krale", un film bellissimo del quale (mi sembra) non abbiamo ancora parlato!
     
  8. pierre

    pierre Well-Known Member

    non vorrei ricordare male ma non dovevi parlarne tu di "Ho servito il Re d' inghilterra" ?
     
  9. martina72

    martina72 Well-Known Member

    Lo so :lol: è passato un po' di tempo e me ne sono dimenticata :? Ultimamente ho pochissimo tempo libero e quindi se qualcun altro volesse scrivere a posto mio io non mi arrabbio :wink:
     
  10. pierre

    pierre Well-Known Member

    Mi e’ capitato di vedere una cosa buffa e veramente insolita, un film western girato in Cecoslovacchia nel 1964 per la regia di Oldrich Lipsky (Avete capito benissimo, film western, ci sono i cavalli, i saloon, le pistole, la polvere e tanti pugni e naturalmente gli eroi). Questo film non cercatelo, e’ assurdamente difficile da trovare e forse non ne vale la spesa. Ne parlo un po’ perchè mi ha stupito abbastanza. Sono rimasto stupito perché non mi rendo bene conto come l’ industria nazionale cinematografica ceka abbia potuto produrre un film del genere soprattutto in anni non teneri e dove un certo rigore ideologico era sempre richiesto.Il titolo del film e’ Limonádovy Joe aneb koňská opera, forse si potrebbe dire Joe Limonata ovvero un opera a cavallo.

    Limonata Joe

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    Limonádovy Joe è una parodia musicale, un pochetto accattivante ma estremamente ingenua i cui riferimenti sono gli eroi western puri e duri della tradizione tipica americana degli anni 50. La sceneggiatura di questo film è stata scritta da Jiri Brdecka, che scriveva già le sue storie per le rivistine di avventura nel 1940. In Cecoslovacchia, nel passato, le storie western sono sempre state presenti, credo che il personaggio più famoso sia stato Winnetou.

    La tematica del film e’ limonata contro il whisky !!!

    Il film si colloca nella città di Stetson City. Il film inizia con una tipica rissa nel Whisky Trigger Saloon (di proprietà di Doug Barman, uno dei cattivi). Nel bel mezzo di questo incontro pugilistico, vestita come un membro dell'Esercito della Salvezza, entra Winifred (eroina giovane e bella, e bionda – mi domando perché spesso i buoni dovessero essere biondi e i cattivi scuri di capelli e brutti, trovo una bella dose di razzismo in questo ambientazione fisiognomica del bene e del male) con suo padre per fare una contro campagna ideologico salutista contro il whisky (bevanda del demonio) e naturalmente per propagandare una benefica bevanda analcolica (la limonata).

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    Winnifried (la bionda) con la cantante del saloon

    Naturalmente la rissa si ferma e i due antialcolisti rischiano di brutto, rischiano di essere presi a schiaffoni a loro volta, ma in questo frangente, arriva Lemonade Joe, vestito di bianco dalla testa ai piedi. E chiede al barista l’ agognata limonata (si chiama così: "Kolaloka"), Altra rissa con un bestione, dimostrazione di bravura pistolesca di Limonata Joe e tutto si queta. La limonata guadagna punti nella popolarità degli avventori e la gente per il momento abbandona l’ alcool per la rinfrescante nuova bevanda che va a consumare in un nuovissimo saloon aperto dal Winifried e il padre.

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    Hogo Fogo, secondo me il personaggio più simpatico del film.

    Ma in città arriva un nuovo sinistro personaggio, che indossa un mantello nero e cappello e si muove in maniera circospetta. Questo è il leggendario Hogo Fogo (in realtà, Orazio Barman, ricercato in 5 stati, e fratello del proprietario del saloon dove si vendeva il whisky). La predisposizione al male e la sua bravura nell’ intrallazzo sposta di nuovo l’ interesse della popolazione per l’ alcool puro e duro e la limonata ricade in disgrazia. Hogo Fogo non si accontenta della sua vittoria, vorrebbe anche concupire carnalmente la virginale Winnifried, ci tenta nel cimitero del paese, ma l’ arrivo di Limonata Joe ripristina il tutto e salva l’ onore della fanciulla. Le avventure si susseguono ad un ritmo incalzante, secondo i canoni tipici di un film western vecchia maniera. Per farla breve, si viene a scoprire che Hogo Fogo, Doug e la cantante del saloon sono tutti fratelli di Limonata Joe (erano stati allevati separati, non si capisce il perché) e tutti hanno una stessa macchia sulla pelle chepermette di riconoscersi fra loro, nel finale arriva anche il padre di Joe che si scopre che e’ il proprietario della fabbrica di limonata “Kolaloka” e che resosi conto dei guai che ha contribuito a creare questa contrapposizione fra alcool ed antialcool decide di produrre una nuova bevanda che accontenti tutti la “Whiskykola”.
    Joe e Winnifried, partono insieme sulla diligenza, si sposeranno ed andranno a conquistare nuovi mercati per le due bevande. La trama è inframezzata da canzoni, canzoncine e canzonette. Il film mi ricorda certe parodie dei nostrani Franco e Ciccio, tanto per dare un idea; non sono riuscito bene a comprendere quale sia stata la genesi che ha determinato la nascita questa creatura filmica. Mi riprometto di andare a leggere qualcosa in originale per meglio comprendere. Se trovo ciò che spero faro’ qualche aggiunta. Il giudizio sul film…….boh…a me non e’ molto piaciuto, l’ ho trovato noioso, scontato, macchinoso nella storia e poco divertente.
     
  11. martina72

    martina72 Well-Known Member

    Quella scritta sulla immagine sarebbe una frase del film? :shock: :p
     
  12. pierre

    pierre Well-Known Member

    dai non stare a sottilizzare 8) , e' l' unica immagine di Hogo Fogo che ho trovato :lol: , se non avessi attirato l' attenzione non se ne sarebbe accorto nessuno........ :lol:
     
  13. pierre

    pierre Well-Known Member

    Otesanek

    Regia: Jan Svankmajer
    Sceneggiatura: Jan Svankmajer
    Fotografia: Jaraj Galvalek
    Interpreti: Veronika Zilkova, Jan Hartl, Kristina Adamcova, Jaroslava Kretschmerova, Pavel Novy, Zdenek Kozak, Dagmar Stríbna, Gustav Vondracek, Arnost Goldflam, Jitka Smutna, Jirí Labus, Radek Holub, Jan Jiran, Zdenek Palusga
    Nazionalità: Repubblica Ceca – Regno Unito – Giappone, 2000
    Durata: 2h. 05′

    Il film è complesso ed non è per nulla semplice cercare di interpretarlo . Svankmajer ha spesso ribadito, che il surrealismo non è uno stile artistico, ma un mezzo per indagare ed esplorare la realtà, insomma "un viaggio nel profondo dell'anima." . Quindi cercherò di parlare e descrivere al mio meglio questo film per cercare di rendere manifesti alcuni dei possibili percorsi intellettuali di Svankmajer. I suoi temi preferiti sono l’inconscio e l’infanzia ma per un Surrealista l’infanzia non è il periodo dell’innocenza, quanto quello in cui le nostre paure iniziano a prender forma. Otesanek rappresenta la materializzazione, involontaria per il burattino, di un fortissimo desiderio umano e di un atto di ribellione contro la natura. In particolari situazioni sociali, tali circostanze possono portare alla luce individui che possono soffrire e reagire al fastidio con comportamenti abnormi. Per cui Svenkmajer vuole sottolineare che la dimensione tragica del destino umano è quella che è impossibile vivere senza ribellarsi contro la sorte umana. Una visione interpretativa alternativa potrebbe essere quella del nuovo capitalismo da poco arrivato in terra boema, ovviamente impersonato dal "mostro". Costui fagocita tutto, dai vecchi mestieri (come l'anziano postino o l’ assistente sociale o la stessa massa sociale). Ma questa possibile interpretazione parapolitica mi pare riduttiva e troppo poco surrealista.

    Premessa: l’ idea del film è tratta da una favola di Erben: Otesanek

    Brevemente la trama:

    I coniugi Horak, coppia sulla trentina, sono ossessionati dal desiderio di avere un figlio ma ahimè sono impossibilitati ad averne per via di una forma di infertilità senza rimedio. Un giorno il marito trova una radice d’albero dalle forme vagamente umane, la leviga, la lavora e la rende simile ad una figura umana e la regala alla moglie. La signora inizia però ad accudire questa pezzo di pianta come fosse un bambino vero, crea una gravidanza fittizia che sbandiera a tutti e grazie a questo amore sviscerato che manifesta il simulacro ligneo prende vita e qui comincia l’ avventura !!!!

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    La creatura viene chiamata Otik, viene portata a zonzo in una carrozzina che lo nasconde agli occhi di tutti ma nello stesso tempo tutti, specialmente al condominio dove gli Horak abitano. La storia si svolge in un vecchio condominio; oltre agli Horak vi abitano a pianterreno una vecchia signora che ama coltivare i cavoli, una famiglia dirimpettaia sempre impegnata a nutrirsi o a guardare la tv ma che ha una figlia che si chiama Alzbetka che sarà un personaggio essenziale nello svolgimento del film e all’ ultimo piano un vecchio pedofilo attirato dalla bambina.
    Alzbetka, una bambina di 11 anni, culturalmente precoce ed onnivora lettrice di libri di qualsiasi genere anche se predilige quelli sulle disfunzioni sessuali, sulla gestione della vita di coppia o sulla sterilità.

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    Come abbiamo detto la creatura lignea, prende vita ed immediatamente si dimostra fornita di un appetito insaziabile, i poveri Horak sono costretti a comprare tonnellate di cibo per la piccola creatura che comincia a crescere ad un ritmo preoccupante. La voracità è tale che nulla si salva dalle sue fauci. Prima il gatto di famiglia, poi il postino e un’ assistente sociale che viene in visita in casa Horak scompaiono cannibalizzati dalla dolce creaturina. Queste scomparse non passano inosservati ad Alzbetka che riesce a far collimare il parallelismo fra quello che accade in casa Horak e la favola di Otesanek e comincia quindi ad anticipare quello che accadrà nel breve e comincia a sua volta a volersi ad occupare della tutela del piccolo bimbo/orco.
    La bimba diventa quindi una sorta di intermediario fra la leggenda e la realtà.
    Gli Horak si convincono che è arrivato il momento di disfarsi di questo mostro, e il “padre” lo rinchiude in una cassa nella cantina del condominio. Il padre cercherà di eliminarlo ma a sua volta verrà divorato così come la madre. Il finale non ci è dato di conoscerlo, rimane sospeso. Come nella favola, la proprietaria dei cavoli che Otik si è scorpacciato va nella cantina con una zappa in mano, se tutto si continua come nel racconto di Erben, Otanesek verrà distrutto ma qui Svenkmajer lascia tutto in sospeso…….. e il film finisce.
    Il film si svolge su tre livelli di espressione: live action (fantastica è l’ interpretazione della ragazzina che interpreta Alzbetka – Kristina Adamcova), stop motion per quello che riguarda Otik nei sui movimenti infantili e nutrizionali, animazione quando all’ interno del film viene proposta la storia di Otenasek con l’ utilizzo di normali cartoni animati. Il cartone è Illustrato dalla moglie di Svenkmajer e rappresenta un film a se stante all’ interno del film vero e proprio e ci permette di conoscere l’ evoluzione della storia prima che questa si compia.
    Svenkmajer utilizza la tematica del cibo, fino al cannibalismo, come metafora delle relazioni umane, quest’ argomento è già stato svolto in altre sue produzioni [vedi Moznosti dialogu (le dimensioni del dialogo, 1982) e Jídlo (Cibo, 1992)]. I vicini di casa parlano soltanto a tavola mentre mangiano, la tenerezza Otenasek la percepisce soltanto attraverso il cibo qualunque esso sia e la sua bulimia compulsava lo trasforma in un mostro disdicevole. Quindi pare che Svenkmajer voglia sottolineare che il cibo e’ un sostitutivo terapeutico all’ incomunicabilità fra le persone anche per quelle che vivono nello stesso ambito famigliare.
     
  14. martina72

    martina72 Well-Known Member

    Pierre, sei imbattibile di scrivere le recensioni!! Molto bello il tuo post. Piu' tardi scriverò anch'io qualcosa, ho visto questo film e ne sono rimasta molto colpita.
     
  15. martina72

    martina72 Well-Known Member

    Come ha già spiegato Pierre, il film è tratto da una favola ceca, Otesanek che si potrebbe tradurre “Lo scolpito” proprio come il nome Pinocchio deriva dal legno del pino. Si tratta di una delle più antiche favole ceche, trascritte da Karel Jaromir Erben, la trama è semplicissima ma parecchio inquietante. Parla di una coppia di coniugi assai poveri che non riescono ad avere dei figli. Il marito un giorno trova una radice d’albero e, PER CALMARE LA MOGLIE, scolpisce e modella la radice per darle sembianze di un bambino. Il bambino di legno che chiamarono Otesanek, cominciò a mangiare a dismisura, prima mangia tutto il cibo che riescono a procuragli, poi la madre, poi il padre, e man mano i vari personaggi che incontra sul suo cammino. Ogni volta che Otesanek incontra qualcuno ripete una specie di ritornello ossessivo: “Ho mangiato questo e quello, il pane, latte, la madre, il padre, e via via aggiunge gli altri: il pastore con le pecore, il contadino con le mucche, ……e ora mangerò anche te!” Finchè incontrò una vecchietta che zappava il suo campo di cavoli e lei, più sveglia degli altri, colpisce Otesanek con la zappa, gli apre il pancione enorme e da lì escono in ordine tutti i poveretti che aveva ingoiato.

    Svankmajer si ispirò da questa favola e la interpretò in chiave moderna. Esasperando al massimo tutte le ossessioni dei personaggi che si rivelano incapaci a controllare i loro istinti primordiali. L’unico personaggio veramente lucido e razionale è la vecchia signora che coltiva i cavoli nell’ orto della casa e che forse riuscirà a risolvere la storia.
    Gli altri sono tutti più o meno strani. La pseudo madre di Otik è letteralmente impazzita a causa della sua condizione di sterilità, suo marito è un debole, incapace di opporsi a lei e l’accontenta in ogni suo capriccio.
    Un altro personaggio, la bambina, intellettualmente precocissima, che comprende perfettamente la realtà che la circonda ma si sente sola e incompresa, a lei mancano gli amici e non riesce ad avere nessun dialogo con i genitori che sono piuttosto banali e abituati ad una vita piatta. Il padre è uno stupidotto che di fronte a situazioni o domande per lui troppo complicate reagisce soltanto manescamente, sgridando la figlia e dandole dei grossi ceffoni. La madre è presa solamente dalle cose pratiche della vita, pensa solo a cucinare e neanche lei, riesce dare le risposte soddisfacenti alle domande della bambina. Quindi questa decide di fare di testa sua, di colmare il suo bisogno di affetto occupandosi di Otesanek/Otik, dopo che i suoi genitori l’hanno rinchiuso nella cantina.
    Otik invece, secondo me, rappresenta quello che Freud chiamò “fase orale”. Lui infatti non riesce capire da solo ciò che si può o non può mangiare, esattamente come i bambini piccolissimi, si mette in bocca e divora ogni cosa per sentirsi sazio e appagare così il suo bisogno di amore. Infatti Svankmajer lo lasciò sempre con i vagiti infantili anche se è ormai cresciuto tantissimo di dimensioni (mentre nella favola di Erben cambiò anche la sue voce) La parte più importante del suo corpo è un unico orifizio che ha tre funzioni: mangiare, respirare e vedere.

    Nel film non esiste una colonna sonora musicale ma solo rumori che accompagnano le varie scene in cui Otik è protagonista anche questo vuol sottolineare l’ orrore che questa creatura orco determina. Non c’e’ simpatia nel regista per il piccolo Otik, Svankmajer lo vede come elemento che porta alla rovina molte persone, che mina l’ equilibrio e l’ ordine di una vita basata sul buon senso e che porta invece all’ instaurasi di una nuova concezione della realtà basata sull’ esagerazione e l’ esasperazione dei bisogni naturali normali.
     
  16. martina72

    martina72 Well-Known Member

  17. pierre

    pierre Well-Known Member

    Il film ceco “Protektor” del regista di Marek Najbrt ha vinto il primo premio al 3° Off Plus Kamera festival del cinema indipendente che si è concluso a Cracovia.
    Questo film ha vinto anche il Leone per il miglior film ceco del 2009 e il premio Kristian per il miglior film ceco al festival Febiofest di Praga.
    Il film è ambientato durante l’ occupazione nazista della Cecoslovacchia (Protettorato di Boemia e Moravia) e racconta delle persecuzioni subite da Hena, una famosa attrice cinematografica ebrea mentre il marito, annunciatore radiofonico, per proteggerla diventa un importante propagandista della radio nazista.
     
  18. martina72

    martina72 Well-Known Member

    Questo film non l'ho ancora visto. Cercherò di procurarmelo, mi sembra molto interessante.
     
  19. pierre

    pierre Well-Known Member

    ha i sottotitoli anche in italiano, una volta tanto........
     
  20. pierre

    pierre Well-Known Member

    Ho una marea di nuovi dvd presi a Praga, tremate si parlerà ancora di cinema ceco.

    SILENI (titolo nella versione inglese LUNACY, film mai apparso in Italia); regia di Jan Svankmajer. 2005


    Interpreti:
    Pavel Liška (Jean Berlot)
    Jan Tříska (il Marchese)
    Anna Geislerová (Charlotte)
    Martin Huba
    Jaroslav Dušek
    Pavel Nový

    Musica
    Ivo Špalj


    Questo film prende vagamente spunto da due racconti di Edgar Allan Poe (La sepoltura prematura e Il sistema del dottor Catrame e del Professor Piuma) e dalla vita del Marchese de Sade. Il film inizia con un prologo di Svankmajer stesso che avverte che quello che si starà per vedere è un “film horror filosofico”. Il film ha una fortissima connotazione ideologica, il Marchese de Sade rappresenta la positività; lui è colui che si contrappone all’ ipocrisia e a qualsiasi forma di oppressione, combatte la repressione, avversa la religione perché irreggimenta i cervelli, quindi le orge e le blasfemie del Marchese rappresentano un percorso di avvicinamento alla liberta materiale e spirituale dell’ uomo. Vuol rappresentare un nuovo paladino della razionalità e della rivolta verso il cammino per il raggiungimento della libertà.

    TRAMA

    Nella Francia di un epoca imprecisata, ci sono immagini e scene ambientate nel XVIII, XIX e XX secolo, come voler dire che le epoche, per certi aspetti, sono sempre uguali e si differenziano solo per meri avanzamenti tecnologici ma quasi per nulla nel modo di pensare dell’uomo, troviamo un giovane, Jean Berlot, che stà tornando dal funerale della madre morta in un manicomio. Il giovane quando è sotto stress sviluppa un incubo ricorrente, vede giungere due infermieri psichiatrici che cercano di infilargli una camicia di forza, Jean nel suo stato di sonnambulo lotta disperatamente contro l’ inquietante visione ed ogni volta distrugge la stanza dove stà passando la notte. Solo un intervento esterno che riesca a svegliarlo pone fine alla sua lotta e al suo malessere. Questo accade in una locanda e l’ intervento del Marchese de Sade (anch’eeso occasionale ospite) lo salva dall’ ira del locandiere. Il Marchese lo invita nel suo castello e qui Jean è testimone di un orgia blasfema e di un funerale terapeutico condotto dal Marchese. Berlot, inorridito, cerca di fuggire. Il Marchese, cerca di spiegargli il concetto di libertà al quale agogna e che in quello che ha visto non esiste peccato ma solo un aspirazione suprema che renderà felice l’ individuo. Inoltre insiste per aiutarlo a vincere le sue paure e convince il suo ospite ad andare in in un manicomio dove i pazienti hanno completa libertà e sono curati secondo tecniche psichiatriche di avanguardia ed anche a ricoverarsi per un tentativo di terapia. Qui Jean ritrova Charlotte (che svolge l’ attività di infermiera) e che precedentemente aveva visto come vittima nell’orgia al castello del Marchese, si invaghisce di lei e non da ascolto al Marchese che cerca di spiegargli che Charlotte è solo una ninfomane e che quindi la sua partecipazione alle orge del castello era del tutto volontaria e senza coercizione e che anzi LUI si è stancato di una donna così compulsivamente soggiogata dalla sua devianza sfacciata. Charlotte è offesa dal comportamento del Marchese e della rivelazione che fa a Jean, quindi coinvolge Jean nella liberazione di misteriosi personaggi impeciati ed impiumati che sono segregati nelle segrete del manicomio. Questi sono i veri operatori del manicomio; erano stati imprigionati dalla rivolta dei malati mentali. Il personale ufficiale riprende il controllo della situazione e il manicomio riprende il suo classico stile di vita; cure tradizionali dei secoli XIX e XX e basate essenzialmente sulla repressione o su interventi pseudo terapeutici altamente invalidanti.

    due dipinti del Goya riguardanti il manicomio .... tanto per creare l' atmosfera......

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    Jean stesso ha una nuova ricaduta nel suo incubo e quindi questa volta viene imprigionato nella camicia i forza e sarà sottoposto alle cure del manicomio. Si comprende che la libertà di Jean è finita e che lui diventerà un ospite permanente della ripristinata struttura psichiatrica. Il Marchese, a sua volta, subirà come intervento terapeutico la castrazione.
    Negli ultimi tempi credo di non aver visto niente di più cupo e disperato, nel senso letterale e primario del termine, cioè privo di speranza.
     

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