In questi giorni mi è capitato tra le mani un interessantissimo libro intitolato Praga tragica, scritto da Sergio Tazzer. Vorrei consigliarvelo perchè è davvero molto interessante e istruttivo.

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Questo libro – testimonianza è un racconto drammatico ed inquietante sugli anni più bui del totalitarismo attraverso la storia di Milada Horakova, una giurista e politica cecoslovacca divenuta simbolo della resistenza antinazista e anticomunista del suo Paese, del coraggio e della dignità umana.
Nel febbraio del 1948, mentre la democrazia cecoslovacca veniva strangolata sotto la guida sanguinaria di Klement Gottwald, e mentre centinaia di migliaia di cecoslovacchi fuggivano all’estero, questa donna coraggiosa decise di rimanere, resistendo come aveva resistito durante l’occupazione nazista. Dedicò tutta la sua esistenza alla lotta contro la morte d’anima, contro le intimidazioni, le menzogne e le violenze messe in campo dal regime comunista di Gottwald e dei suoi compagni, pagando infine con la propria vita.
Milada Horakova fu perseguitata, arrestata e sottoposta a duri interrogatori e processi farsa. Nonostante le torture e le pressioni, Milada Horakova mantenne il coraggio di difendere le sue idee, i suoi sogni, i suoi valori di libertà, di uguaglianza e di fratellanza. Il 26 giugno 1950 il presidente Klement Gottwald firmò la sua condanna a morte. Due giorni dopo Milada Horakova fu impiccata nel carcere praghese di Pankrac.
Dal libro:
I compagni italiani furono informati da “l’Unità” del 9 giugno, che – a correndo di una fotografia degli accusati, in fila davanti alla corte praghese – così intitolava:
CONDANNATE A MORTE QUATTRO SPIE A PRAGA
e proseguiva:
“Si è concluso ieri a Praga con la condanna a morte dei quattro maggiori imputati il processo contro un gruppo di ex nazionalsocialisti postisi al servizio degli Stati Uniti col compito di ordire un complotto tendente a rovesciare il governo popolare ceco. Tra i condannati a morte figura ex-deputata nazionalsocialista Milada Horakova, che ha avuto una parte di primo piano nella losca faccenda.”
Niente firma. L’evidenza della notizia e del messaggio erano nella fotografia di queste spie praghesi, quattro delle quali condannate all’impiccagione. Una sentenza durissima, che immediatamente sollevò nell’opinione pubblica del mondo libero un’ondata di proteste. Pure all’interno della sinistra europea emersero critiche, anche se timide. Il poeta e scrittore francese André Breton scrisse a Paul Eluard, chiedendogli di intervenire a favore del comune amico Kalandra, surrealista anch’egli nelle sue espressioni artistiche, uomo che negli anni Trenta “dette le analisi più penetranti dei nostri libri, le relazioni più valide delle nostre conferenze”.
A chiedere la grazie per Milada Horakova si mossero in moltissimi nel mondo: da Albert Einstein a Winston Churchill, da Eleanor Roosevelt all’arcivescovo anglicano di Canterbury, per citare alcuni.
Malgrado questa mobilitazione internazionale, il 26 giugno il presidente Gottwald, che conosceva personalmente da molti anni la Horakova ed anche altri condannati, non ebbe esitazioni a controfirmare le condanne alla pena capitale.
Se la mobilitazione all’estero fu ampia, non mancarono nella stessa Cecoslovacchia dei coraggiosi che chiesero a Gottwald la grazie per i condannati alla pena capitale.
Immediatamente essi vennero fatto oggetto delle attenzioni della StB.
Nel cortile della prigione fu l’ultima dei quattro condannati ad essere impiccata. L’esecuzione, raccontò poi un testimone, fu accolta con una sonora risata dalla sostituta procuratrice Ludmila Brozova-Polednova.
Il corpo di Milada Horakova non fu restituito ai parenti. Fu cremato e le ceneri disperse in campagna, lungo la strada che collega Praga e Melnik.
“…e sotto di loro c’era Praga con i suoi caffè pieni di poeti e le sue prigioni piene di traditori del popolo e nel crematorio, dove stavano facendo cenere di una deputata socialista e di un surrealista, il fumo si alzava verso il cielo….” Milan Kundera, Libro del riso e dell’oblio
Nel cimitero di Vysehrad, dove riposano le grandi personalità della storia ceca, sulla lapide si può leggere: “giustiziata e non seppellita”.

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