Storia delle terre ceche

500 - 1306: L'impero della Grande Moravia e la dinastia dei Premyslidi
1310 - 1378: Giovanni di Lussemburgo e Carlo IV
1415 - 1526: L'Epoca Hussita e Giorgio da Poděbrady
1526 - 1790: Gli Asburgo fino a Giuseppe II
1790 - 1914: Dalla Rinascita Nazionale alla fine della I guerra mondiale
1918 - 1945: La Prima Repubblica e la II guerra mondiale
1945 - 1989: L'Epoca Comunista
1989 - oggi: Dalla Rivoluzione di Velluto ad oggi


L'Epoca Comunista

Subito dopo la II guerra mondiale, il potere nel paese passò per la maggior parte nelle mani del Partito comunista e si ebbe la prima ondata di nazionalizzazione delle industrie e di altre aree dell'economia. Allo stesso tempo circa due milioni di tedeschi vennero espulsi dal paese e le loro proprietà vennero confiscate.

Il Partito comunista prese completamente il potere dopo il colpo di stato del 25 febbraio 1948. Questo evento segnò l'inizio del totalitarismo comunista che durò fino alla Rivoluzione di Velluto del 1989. Si ebbe una seconda ondata di nazionalizzazione ed il 95% delle aziende private divenne proprietà dello stato. Negli anni che seguirono vi furono numerosi processi politici ed esecuzioni. L'economia soffrì un calo costante sotto il regime socialista. I più basilari diritti umani furono soppressi.

Gli anni 60 sono stati un periodo di maggior libertà politica e culturale e dei cambiamenti si ebbero persino all'interno dello stesso partito comunista. Alexander Dubček, segretario del partito comunista, cercò di creare una versione più umana del socialismo, "il socialismo dal volto umano", con l'intento di garantire alla popolazione i diritti di base e ridurre le persecuzione politica nel paese. Questi periodo di cambiamento raggiunse il suo culmine nella primavera del 1968 (nota come "Primavera di Praga") quando le riforme raggiunsero il governo. La crescente libertà politica in Cecoslovacchia fu vista come una minaccia dall'Unione Sovietica. Il 21 agosto 1968, cinque nazioni membre del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia e le truppe sovietiche continuarono ad occupare il paese fino al 1989.

Il periodo compreso tra il 1968 e la metà degli anni 80 fu una fase di "normalizzazione" con lo scopo di riportare la situazione allo stato in cui si trovava prima delle tentate riforme della Primavera di Praga. Ogni segno di dissenso al regime fu perseguitato e l'opposizione divenne un movimento clandestino o si limitò a singoli atti di protesta come fu il suicidio di Jan Palach, studente dell'Università Carlo, il quale si diede fuoco su piazza Venceslao a Praga nel gennaio del 1969.

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